domenica 31 gennaio 2010

XLIX - Luna piena di gennaio



"Che cos'è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne, e tutto quello che per tanti anni ti sei portato dentro senza saperlo si sveglia adesso al tintinnìo di una martinicca*, al colpo di coda di un bue, al gusto di una minestra, a una voce che senti sulla piazza di notte".


Cesare Pavese - La luna e i falò

*Nei carri agricoli, era la staffa che serviva da freno, posta all’altezza della ruota posteriore. Da questa sua posizione, è nato il detto popolare “È più indietro della martinicca!”, allorquando si voglia sottolineare un ritardo temporale riguardo ad un qualche argomento, tecnico o culturale. (da: Vernacolo massetano)

sabato 30 gennaio 2010

XLVIII - La Luigina aveva un castello



La Luigina aveva un castello
(Valle Vermenagna)

La Luigina aveva un castello
che risplende in mezzo al mar
che risplende in mezzo al mar

E di notte risplende la luna
e di giorno risplende il sol
e di giorno risplende il sol

Dove sarà la Luigina
che sul ballo ella non c'è
che sul ballo ella non c'è

Sarà forse in camerella
che si mette le scarpe ai pie'
che si mette le scarpe ai pie'

E le scarpette son per ballare
e le rose per far l'amor
e le rose per fare l'amor

mercoledì 27 gennaio 2010

XLVII - La Giornata della Memoria



Per chi a Limone ha più di 30 anni, se dico don Francesco si sa di chi parlo. Artefice di quel miracolo di Pace, Armonia e Poesia che è l'Alpe di Papa Giovanni, don Francesco Brondello è una di quelle figure che hanno trovato comodo posto nei miei ricordi grazie alla bontà e alla capacità di operare in grande senza urlare mai le proprie opere, anzi, senza urlare proprio.
Bisogna essere invece un poco più vecchi per ricordare don Raimondo Viale, nato a Limone nel 1907, parroco a Borgo san Dalmazzo e gran testa dura. Scrisse di lui Nuto Revelli ne "Il prete giusto"

Entrambi sono stati insigniti del titolo di "Giusto tra le Nazioni".

Cito da Wikipedia:

Il termine Giusti tra le nazioni è stato utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista conosciuto come Shoah [...]
Chi viene riconosciuto Giusto tra le nazioni viene insignito di una speciale medaglia con inciso il suo nome, riceve un certificato d'onore ed il privilegio di vedere il proprio nome aggiunto agli altri presenti nel Giardino dei Giusti presso il museo Yad Vashem diGerusalemme. Ad ogni Giusto tra le nazioni viene dedicata la piantumazione di un albero, poiché tale pratica nella tradizione ebraica indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara. Dagli anni novanta tuttavia, poiché il Monte della Rimembranza è completamente ricoperto di alberi, il nome dei giusti è inciso sul Muro d'Onore eretto a tale scopo nel perimetro del Memorial.

Non so a voi, ma a me questa cosa riempie d'orgoglio, oltre che di speranza. 

martedì 26 gennaio 2010

XLVI - Con le ciastre alla Veuva e Maire Galin


La Veuva - Abete rosso

Sabato 23 gennaio 2010, simpatica gita tra i boschi di Murin.

Partendo da Piazza Risorgimento (1000 m.) oltrepassato il sottopasso della ferrovia, con una svolta a sinistra abbiamo imboccando la strada che conduce alla residenza "Parco Murin". Qui giunti e indossate le ciastre, dopo aver superato due tentativi di costruzione mai portati a termine, abbiamo seguito le indicazioni per "la Veuva" e le tacche verdi e gialle  che conducono su per il costone da cui si gode un gran bel panorama sul paese (vale la pena soffermarsi nella lettura delle edicole botaniche che accompagnano il percorso) Dopo circa di un'ora di cammino siamo arrivati nel luogo a mio parere più romantico di Limone. Ripreso fiato sulla bella panchina in legno e salutato il superbo abete rosso che con i suoi rami accarezza il tetto della ormai solitaria baita della Veuva (1190 m.) abbiamo ripreso il cammino seguendo la freccia che indica "Tetti Galin - Colle Almellina". Qui il sentiero sale dolcemente tra faggi, larici e betulle. Alla diramazione successiva, tralasciata l'indicazione "Colle Almellina" abbiamo proseguito fino ai Tetti Galin (1372 m. 40 minuti) Da qui, se la neve è ben asestata, si può pensare di  chiudere l'anello percorrendo la sterrata che attraversando il costone della montagna scende al rio Almellina andando a congiungersi con la strada che scende da Capanna Chiara. Noi ci siamo accontentati di proseguire per una ventina di minuti fino alla panchina  posta su un belvedere che più bel vedere non si può, per poi affrontare a ritroso il sentiero verso casa. Ridendo e scherzando abbiamo ravanato per boschi per quattro ore e mezza.


Tra i larici



Rovere

giovedì 21 gennaio 2010

XLIV - Souvenirs


Capanna Chiara negli anni '50 del secolo scorso. Nessun albero lungo la stradina che scende dal piazzale della seggiovia e, sullo sfondo, Murin molto più spoglio di adesso.

A mio parere, riportare Capanna Chiara a quello che era, ossia un rifugio, non sarebbe un'idea così pessima....


Ediz. Orsini G. - Limone Piemonte - Capanna Chiara
Collezione PAB

mercoledì 20 gennaio 2010

martedì 19 gennaio 2010

XLII - La bergera




La bergera

A l'ombreta d'an bison bela
bergera l'è 'ndurmia
J'é da lì pasé trè jolì fransé
j'a bin dije bela bregera
voi l'évi la frev

E si vui l'évi la frev
faroma fé na covertura
con ël me mantél c'a l'è così bel
faroma fé na covertura
paserà la frev

Ma la bela l'ha respondu
Gentil galant fè vosti viagi
e laseme sté con ël me bergé
che al son 'd la soa viòla
am farà dansé

E 'l bergé sentand lòli'
l'è saotà fòra da la baraca
con la viòla 'n man s'è butà a soné
a l'à pià la bela bergera
l'à fala dansé

"C'era una volta una bellissima canzone, nata alcuni secoli or sono nelle valli alpine di lingua provenzale, al confine tra Piemonte e Francia. Non è possibile individuare con certezza il suo luogo d'origine, ma lo si può rintracciare, verosimilmente, in una di quelle valli che dalle creste e dai ghiacciai delle Alpi Marittime e Cozie digradano verso la pianura e per le quali scendono "pieni rapidi e gagliardi" i loro fiumi e torrenti: Ellero, Pesio, Corsaglia, Vermenagna, Gesso, Stura di Demonte, Grana, Maira, Varaita, Po, Pellice, Chisone, Dora Riparia. Forse la vide nascere una di quelle valli alpine dove sopravvivono ancora oggi, raccolte a difesa della loro identità culturale, le ultime comunità occitane d'Italia, oppure nelle valli d'Aosta e del Canavese, dove ancora oggi si parlano idioni franco-provenzali."  [...] Leggi tutto

 

lunedì 18 gennaio 2010

XLI - Pum di Mian (Mian's apple - Mele dei Mian)



Mi è del tutto oscuro il nome di questa varietà di mele. Sono piccole, non troppo dolci e assai pastose. Non sono buonissime, ma sono gradevoli e integrano gli attacchi di fame nel corso del mio (ormai) eterno regime di  dieta.
E crescono sul "pian" queste mele, quel "pian" che è un po' confine tra me e il mondo. Sarà per questo loro essere confine che benché non buonissime mi piacciono tanto?



XL - Lupus in fabula




 Da: TargatoCN

A luglio 2004 una delegazione di sindaci e cittadini delle valli piemontesi scese a Torino per consegnare al Consiglio regionale una petizione firmata da un migliaio di cittadini e fatta propria da una ventina di Comuni e Comunità montane.
Con essa si chiedeva che “…la Regione Piemonte affronti in modo organico i problemi economici, logistici e formativi legati alla scuola per le Valli e le Alte Terre regionali, predisponendo adeguati interventi legislativi e istituisca, già dall’anno scolastico in corso, una borsa di studio finalizzata alla copertura dei costi che le famiglie delle alte valli devono farsi carico per mandare i figli a tutte le scuole, di ogni ordine e grado”.
I problemi che i giovani e le loro famiglie devono affrontare per frequentare le scuole superiori sono una delle maggiori cause di emigrazione, questo non “un problema”, è “il problema” delle nostre valli.
“Scuola” è l’insieme dei possibili percorsi formativi che la società mette a disposizione dei giovani per dotarli del bagaglio di “saperi” necessari ad affrontare la vita.
Il ventaglio delle possibili scelte non è omogeneo sul territorio, la gioventù delle valli inizia da qui un percorso diseguale sul piano delle opportunità e le loro famiglie si trovano a dover affrontare spesso spese non sostenibili.
Quassù non è più sufficiente occuparsi della scuola dell’obbligo, occorre fare un salto di qualità e affrontare in modo efficace i problemi legati alla scuola media superiore e all’università: è lì che si forma la futura classe dirigente delle valli, è lì che occorre intervenire tempestivamente.
Un giovane cerca di individuare un percorso di studi in base alle attese e ai valori sui quali sta iniziando a costruire il suo futuro, ma quassù il ventaglio delle scelte possibili non è paragonabile a quello della gioventù della pianura e troppi sono costretti a decidere in base a comodità e a valutazioni di carattere economico.
A una Regione che trova 533.000 € nel 2008/9 per occuparsi del ritorno dei lupi chiedo di avere la stessa attenzione per gli ultimi giovani delle Alte Terre.
Gli ultimi cuccioli di “Homo Sapiens” ancora presenti nelle alte valli sono ormai poche decine, la specie è in via di estinzione quassù e garantire loro pari opportunità formative è un dovere eluso da parte delle istituzioni regionali.
I soldi mai trovati per intervenire su questo problema non sarebbero sicuramente superiori a quelli già spesi per il gestire il ritorno del “Canis Lupus”, con buona pace delle normative europee che qui non c’entrano nulla.
Dopo quasi 6 anni quella petizione attende ancora risposta, un esempio del fallimento delle politiche regionali della montagna.
Mariano Allocco
Prazzo (cn)

domenica 17 gennaio 2010

XXXIX - Tre fie da maridé




Tre fie da maridé

(Valle Stura di Demonte)

J'è 'n val dunduna tre bele fie
a son tute da maridè
val dunduna mi veui andè

E la pi cita l'è la pi bela
bianca e rosa ma 'l lait e il vin
'namorase d'en montagnin

E 'l montagnin l'à portala via
l'à portala tanto lontan
fora pais de la sua mama'

E quand son stait là per le montagne
l'an trovà taola bin parià
polenta caoda con la laità

E peui la bèla as rivolta andrè
val dunduna vurio tornè

Se fësi staita 'na fia prudenta
e se fësi 'na fia d'onor
val dunduna i saries anco


sabato 16 gennaio 2010

XXXVIII - Souvenirs



A proposito di capâle garse: veduta dal Vallone Cunissard, quando ancora si facevano le capâle e Parco Murin era single...


... e com'era bello il cimitero solo soletto, circondato dal verde...

Edizioni Foto Giordana 1966 - Limone Piemonte
Collezione PAB


giovedì 14 gennaio 2010

XXXVI - Le fie 'd palanfrè


Le fie 'd Palafrè
(Valle Vermenagna)

Le fie 'd Palanfrè
lor van fè na merenda
pìo 'l sò cavagnin
con còj e ravanìn
e lor van fè disnè
a l'ombra d'en castagnè

Dòp avei bin mangià
lor n'avio pà 'nco basta
Lor ciamo 'l mulinè
c'ai vena ìn po' a trovè
da già c'a và tan bin 
a l'aria dal mulin

Pasaron doi tre dì
le fie divento ...?
veddu i fieui a pasè
volto la facia 'ndrè
i fieui a lo san bin
c'a l'è l'aria dal mulin


Introduzione alla canzone tratta dalla copertina del disco:
Un'amena storiella ambientata in un paesino alpestre della Valle Vermenagna. Le ragazze, quasi a dispetto dei giovani del villaggio, si contendono le grazie di un mugnaio dopo un lauto pasto a base di ... cavoli e ravanelli, ma... il finale è tutto a sorpresa.

XXXV - Il Coro 'L Taz di Limone



Sono cresciuta ascoltando il racconto della notte della mia nascita, quando per la festa 'd la Madona a mia mamma vennero le doglie e il mio papà se ne stava in curt riyunda a cantare con il Coro 'L Taz. In tempi in cui le automobili non erano diffuse come ora, ci fu un bel po' di agitazione prima che si riuscisse ad avvisare il futuro padre e partire armi e bagagli alla volta di Cuneo. Alle tre di notte del 9 settembre nascevo io e mi piace pensare di essere entrata nei suoi pensieri facendomi largo tra le note della musica che tanto amava.

Il Coro 'L taz, composto da una ventina di elementi e diretto dal Maestro Renato Gardinali, non ebbe una lunga vita, ma riuscì ad incidere un disco con 15 pezzi che spaziano dal repertorio classico dei canti alpini a pezzi più scherzosi dove sovente c'è una bella che la dà troppo in fretta e un bello che prima la prende e poi si scandalizza di averla ricevuta (a pensarci bene non è che sia cambiato molto in 40 anni)
Ricordo che da bambina, sapere che papà aveva inciso un disco era per me fonte di grandissimo orgoglio e anche dopo, benché i miei gusti musicali si discostino alquanto da questo genere, ho sempre guardato a quell'LP come a qualcosa di estremamente prezioso. Purtroppo il tempo, i traslochi e i relativi traumi hanno rovinato molto il vinile e benché una cara persona sia riuscito ad estrarne le tracce e a tentare anche un qualche restauro, la qualità è quella che è e alcuni brani sono praticamente inascoltabili. Sono però certa che papà, così curioso verso tutto quello che rappresenta progresso e tecnologia, avrebbe gradito la riesumazione, quindi un po' alla volta, con buona pace della SIAE,  pubblicherò tutto il disco.

Così recita il retro di copertina del disco:
Il coro 'L Taz è nato a Limone Piemonte nel maggio 1964; attualmente ha in organico 24 elementi, essenzialmente montanari, con quell'istinto musicale che nasce dalla dimestichezza con il canto popolare con i valori autentici della tradizione locale. Essi cantano come i loro padri, con pieno rispetto di quel patrimonio di cultura e di civiltà di cui si sentono continuatori e interpreti. Il carattere delle elaborazioni corali risponde a fini precipui di semplicità, schiettezza e linearità, evitando per quanto è possibile ogni forma ricercata di modulazione e di effetto stilisticamente improprio.
Dr. Prof. GARDINALI RENATO

Dischi ECO - MILANO - Luglio 1966




martedì 12 gennaio 2010

XXXIII - Giochi di bimbi



 Van cirir

Letteralmente: vieni a cercare

Nascondino




domenica 10 gennaio 2010

XXXII - Crepuscolo

Crepuscolo





Limun

La gi pâsa 'd massi
che manch 'd n'arcòrzi
pâsi 'n presa pur le carere
santi le ciocche sunâr
vayi le fryie dal Munt Veĉ
e vâs anans scu la fusa
sampri stâ paraĉ;

...in dzurn sâs nint purché
forse pr'in tsamp lurâ
ünna capâla garsa
o Dzumariot stâ s'la paira
'd nans a la Madona,
Limun
al t'astisciaya 'dins
e vuryi es in sidzilìn
pur cügiürlu tut.

(Dzaculin Burtela)



Limone

Passano dei mesi
che nemmeno te ne accorgi
passi in fretta per le viuzze
senti le campane suonare
vedi le ferite del Monte Vecchio
e vai avanti come se tutto
fosse immutabile;

un giorno non sai perché

forse per un campo arato
un covone storto
o Dzumariot seduto sulla pietra
davanti alla Madonna
Limone
ti gocciola dentro
e vorresti essere un secchio
per raccoglierlo tutto. 


( Giacomo Bellone)


Immagine: Limone Piemonte @betulla

XXXI

Rosarno - Gennaio 2010


sabato 9 gennaio 2010

XXX - Vocabolario



Arfantâ

Affannato, Ansimante, Concitato, Trafelato






XXIX - Con le ciastre al Colletto dell'Arpiola (l'incompiuta)

Colletto dell'Arpiola 1716 m.


Mercoledì 6 Gennaio 2010

Il primo tratto è lo stesso che abbiamo percorso per raggiungere le Maire del Monte Vecchio, quindi sempre dai Mian e sempre dalla ex cava di silice, abbiamo raggiunto il Garp Camilla (40 min.) poi piegando a destra abbiamo seguito le indicazioni "Monte Vecchio - Colletto Arpiola" sbucando dopo una decina di minuti sul soleggiato sentiero che tagliando le pendici del Monte Vecchio tra ginepri, lavanda e pini mughi, si inoltra a ovest verso l'Arpiola sotto lo aguardo severo del Bec Baral. Data la giornata tersa, sarebbe stato molto bello scollinare sul confine vernantino e godere della vista sulle catene alpine che si perdono una dopo l'altra sfumando all'orizzonte, ma la poca esperienza (sarà che con le ciastre ai piedi, in discesa, sono davvero un disastro...) il pendio esposto a mezzogiorno e una neve troppo compatta ci hanno sconsigliato dal portare a termine l'impresa, facendoci decidere, a dieci minuti di cammino dal colletto, che un panino al sole seduti sul sentiero, sarebbe stato assai più salutare.
Splendido il branco di daini placidamente al pascolo sul costone sopra le nostre teste, meravigliosi i giochi di luce tra gli aghi di ginepro. Giornata magica nella sua incompiutezza, da ripetere in primavera per godere della fioritura che il Monte Vecchio sa regalare.
Tempi di percorrenza: h. 2.30 la salita e h. 1.30 la discesa.


Ramo di ginepro


Campanin, Cima Pepino, Colle di Tenda da dietro la lavanda

venerdì 1 gennaio 2010

XXVIII - Vocabolario



Garghitâ

Fiacca, Indolenza, Svogliatezza, Pigrizia



(Immagine: Il mio Achille)




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